Il DNA tumorale circolante (ctDNA) è costituito da frammenti di DNA rilasciati nel sangue dalle cellule neoplastiche. La sua analisi ha un ruolo riconosciuto nel NSCLC avanzato, ma il suo impiego nelle fasi iniziali di malattia è ancora in fase di definizione.
La presenza di ctDNA preoperatorio, soprattutto in istologie adenocarcinomatose, è associata a rischio di recidiva (HR fino a 4.2). La clearance del ctDNA durante terapia neoadiuvante correla con EFS prolungata, indipendentemente dal regime (ICI ± CT). Dopo chirurgia o chemioradioterapia, la positività al ctDNA predice la recidiva con HR fino a 43.4, rendendolo uno dei biomarcatori più forti nel setting ad intento curativo. Il monitoraggio longitudinale permette un’identificazione anticipata della recidiva nel 20–84% dei casi, con un vantaggio temporale fino a 12 mesi rispetto ai metodi convenzionali. Tuttavia, la standardizzazione dei test, il miglioramento della sensibilità analitica e la validazione in trial prospettici restano requisiti chiave per l’integrazione clinica rutinaria. Le strategie tumor-informed, pur accurate, sono poco pratiche nel perioperatorio.
Impiego
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Evidenza clinica
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Valore prognostico
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ctDNA preoperatorio
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Studi retrospettivi (n<300)
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HR per RFS 2.4–4.2
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Dopo terapia neoadiuvante
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NADIM, AEGEAN, CheckMate 816
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HR per EFS 0.26–0.60
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MRD post-chirurgia
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>15 studi
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HR per RFS fino a 43.4
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Monitoraggio longitudinale
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Studi su <300 pz
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Recidiva anticipata nel 20–84%
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Pur mostrando un impatto clinico significativo nella stratificazione precoce e nella scelta terapeutica, l’adozione standardizzata dell’analisi del ctDNA richiede conferme prospettiche e criteri di utilizzo condivisi.