Mentre l'immunoterapia viene utilizzata in una sempre più vasta gamma di scenari clinici, l’incidenza del suo utilizzo alla fine della vita (EOL-I) è sconosciuta. Questo studio di coorte retrospettivo analizza un database clinico statunitense di pazienti con melanoma metastatico, NSCLC o KCC al IV stadio, per stabilire le caratteristiche della coorte che ha ricevuto EOL- I, i fattori associati al suo utilizzo e i principali outcome. La percentuale di pazienti che hanno ricevuto EOL-I (definita come immunoterapia iniziata entro 1 mese dal decesso) è aumentata nel tempo per tutti i tumori, rispecchiando l'aumento dell'uso dell'immunoterapia in generale. Uno dei risultati più evidenti di questo studio è stata la disparità nei tassi di EOL-I in relazione al tipo (accademica o non) e alle dimensioni delle strutture. I pazienti trattati in strutture non accademiche e più piccole hanno maggiori probabilità di ricevere EOL-I. L’analisi identifica anche i fattori di rischio per la morte entro un mese dall'inizio dell'immunoterapia, che sono età avanzata, un maggior numero di comorbilità e un maggior carico di malattia metastatica. Queste d’altronde sono caratteristiche comunemente associate a una prognosi peggiore, risultati simili sono già stati dimostrati in passato, e l’elevata mortalità dei pazienti con queste caratteristiche dovrebbe essere presa in considerazione quando si inizia a somministrare un immunoterapico.
Tuttavia, i dati di questo studio suggeriscono che l'immunoterapia fornisce un forte beneficio in termini di sopravvivenza globale anche ai pazienti in questi sottogruppi ad alto rischio. Ovviamente questo studio presenta diversi limiti, molti dei quali inerenti alla natura retrospettiva dell’analisi. Man mano che l'esperienza globale con l'immunoterapia continua a crescere, i medici stanno imparando a capire dove tracciare la linea di demarcazione per la selezione dei pazienti, in modo da ridurre la somministrazione di un trattamento non benefico e ottimizzare gli esiti per i pazienti.
I dati prospettici sui predittori di mancata risposta all'immunoterapia, compresi i biomarcatori e i test genetici, saranno essenziali per guidare questo processo.