Il trattamento di prima linea del carcinoma polmonare a piccole cellule (SCLC) ha visto l’introduzione di agenti anti-PD-L1 (Atezolizumab, Durvalumab) in combinazione alla chemioterapia.
Le opzioni terapeutiche oltre la prima linea sono d’altra parte limitate e non soddisfacenti, contribuendo alla prognosi limitata conferita da questa neoplasia, già di per sé aggressiva sul piano biologico e clinico. La molecola Delta-Like Ligand 3 (DLL3), che fa parte del complesso signaling di Notch, è espressa in circa l’85% dei SCLC. Sebbene i primi tentativi di inibizione della molecola con l’anticorpo coniugato alla chemioterapia rovalpituzumab tesirine (Rova-T) non abbiano dimostrato superiorità rispetto allo standard chemioterapico di seconda linea, un nuovo approccio è rappresentato da un anticorpo bi- specifico (Tarlatamab, AMG 757), che riconosce DLL3 (espresso dalle cellule cancerose) e CD3 (espresso dai linfociti T), promuovendo la morte cellulare immuno- mediata.
Gli sperimentatori hanno riportato i dati dello studio di fase 1 di Tarlatamab in 107 pazienti affetti da SCLC recidivato/refrattario. Di questi 73 pazienti sono stati inclusi nella fase di esplorazione della dose, mentre 34 in quella di espansione (con dose fissata a 100 mg).
L’obiettivo principale dello studio era la tollerabilità: il 90.7% dei pazienti ha avuto almeno un evento avverso correlato al trattamento di grado ≥ 3 nel 30.8% dei casi. La sindrome da rilascio di citochine risultava l’evento avverso più frequente (52% dei pazienti); di grado 3 solo in un caso. Per quanto riguarda l’attività e l’efficacia del farmaco (endpoint secondari), il tasso di risposte obiettive era del 23.4% (con un tasso controllo di malattia del 51.4%), mentre la durata mediana della risposta di 12.3 mesi.
Le mediane della sopravvivenza libera da malattia e della sopravvivenza globale, sono risultate di 3.7 e 13.2 mesi, rispettivamente. I dati preliminari suggeriscono inoltre il valore predittivo dell’espressione di DDL3 nei confronti di un beneficio in termini di risposte obiettive a Tarlatamab.
Seppur preliminari, i dati presentati sono incoraggianti in termini di conferma del target DLL3 e del nuovo meccanismo di azione del farmaco.