Telemedicina
Il valore dell’integrazione della telemedicina nei PDTA: l’esperienza dei pazienti affetti da sclerosi multipla nella Regione Lazio, intervista a Teresa Petrangolini
A cura di Alberto Giacobone

La telemedicina nel percorso di cura e assistenza dei pazienti affetti da sclerosi multipla
Oltre l’emergenza
Uno dei lasciti, per fortuna in questo caso positivi, della pandemia da COVID-19 che progressivamente ci stiamo lasciando alle spalle, è il valore della telemedicina come risorsa a disposizione dei sistemi sanitari per migliorare l’esperienza di cura delle persone.
A confermare la bontà di questa risorsa è un importante meta-studio portato avanti da OMS/Europa in collaborazione con l’Università Oberta della Catalogna e pubblicato il 27 ottobre 2022. In questo studio, in cui sono stati esaminati i dati provenienti da più di 2000 studi primari - pubblicati e non - condotti in 53 Paesi e con più di 20.000 pazienti coinvolti, è emerso un “chiaro beneficio delle tecnologie di telemedicina nelle attività di screening, diagnosi, gestione, trattamento e follow-up a lungo termine di un elenco di malattie croniche”.
Se la disparità di metodologie degli studi presi in considerazione non ha permesso di ricostruire chiari indicatori quantitativi, i vantaggi di questa risorsa sono evidenti, anche se si devono superare alcuni ostacoli, individuati nello studio in tre principali filoni: utenti, tecnologia, infrastrutture.
Oggi lo sviluppo della telemedicina è al centro di numerose iniziative: la stessa OMS/Europa e la Commissione Europea hanno predisposto diversi piani, tra cui il Piano d’azione regionale per la salute digitale per il periodo 2023-2023, approvato dai ministri della salute presso il Comitato regionale dell’OMS per l’Europa a settembre 2022, in cui questa risorsa ha un ruolo di primo piano.
Se torniamo però a rivolgere lo sguardo agli inizi della pandemia, a quei primi mesi in cui l’emergenza era più grave e l’incertezza era il sentimento comune, ci troviamo di fronte ad una pletora di iniziative, con cui, attraverso un processo maturato dal basso e decisamente poco coordinato, le diverse realtà del settore sanitario e persino le singole persone hanno cercato di rispondere alle tante sfide emergenti.
Pensiamo all’umana esigenza dei parenti delle persone ricoverate nei reparti di terapia semi-intensiva o intensiva di comunicare con le persone a loro care, per quello che in molti casi poteva essere un ultimo saluto: di fronte all’impossibilità di effettuare visite in presenza, è stata determinante l’iniziativa delle diverse realtà ospedaliere che hanno utilizzato comuni tablet, portati da casa da medici e infermieri e/o acquistati o donati da enti, aziende e privati, per permettere alle persone di comunicare tra loro in un momento così difficile.
I tablet, usati per consentire videochiamate, sono stati determinanti anche nel ridurre l’isolamento delle persone ospitate nelle RSA, offrendo un parziale seppur preziosissimo sollievo rispetto al dramma dell’isolamento forzato dalla situazione contingente.
La possibilità di vedersi e sentirsi a distanza con costi trascurabili e mezzi accessibili alla maggior parte delle persone è stato in più di un caso un vero e proprio salvavita, a fronte di un’emergenza sanitaria che, soprattutto nei primi mesi, ha di fatto complicato enormemente se non paralizzato l’accesso alle strutture sanitarie da parte di soggetti fragili, cronici e impegnati in trattamenti di lungo periodo.
Il 52° istant report sulla “Analisi dei modelli organizzativi di risposta al Covid-19” di ALTEMS, l’Alta Scuola di Economia e Management dei Sistemi sanitari dell’Università Cattolica, pubblicato il 13 maggio 2021, ha fotografato alla data di aprile 2021 ben 222 iniziative di telemedicina, di cui 62 catalogate come “covid” e 160 come “non covid”: se consideriamo che marzo 2020 il totale era inferiore alle 20 iniziative, ci rendiamo conto dell’importanza di questa risorsa nella risposta all’emergenza.
Se la sfida tecnologica è stata importante, con la necessità per molte persone di avvicinarsi a strumenti tecnologici con cui fino a quel momento avevano avuto scarsa - se non nessuna - confidenza, gli ostacoli più importanti da superare sono stati sicuramente quelli normativi.
L’importanza della normativa
Laddove non previste e normate infatti, le esperienze di telemedicina presentano molteplici problematicità: la mancata rimborsabilità delle prestazioni erogate al di fuori delle modalità previste è sicuramente tra le più evidenti, ma è doveroso menzionare anche i rischi sotto il profilo della responsabilità per i professionisti sanitari che, muovendosi al di fuori della copertura normativa, possono anche essere soggetti a contestazioni non rientranti nelle tradizionali coperture assicurative.
I primi mesi del 2020 hanno visto le singole Regioni e Province a statuto speciale impegnarsi nel normare le prestazioni in telemedicina con indirizzi operativi, codifiche e tariffari, ma ora della fine dell’anno ci si è ritrovati di fronte ad una vera e propria babele normativa, fortunatamente risolta il 17 dicembre 2020 con l’approvazione da parte della Conferenza Stato Regioni delle “indicazioni nazionali per l’erogazione di prestazioni in telemedicina”, a cui successive delibere regionali hanno dato seguito con linee guida e servizi organizzati per specifiche patologie.
Queste indicazioni nazionali prendono in considerazione la telemedicina in tutte le sue forme, tra cui:
- televisita
- teleconsulto medico
- teleconsulenza medico-sanitaria
- teleassistenza da parte di professioni sanitarie
- telerefertazione
e offrono delle indicazioni che tengono conto dello stato della tecnica, riconoscendo ad esempio che “in alcune situazioni il ricorso a sistemi di Telemedicina può consentire di raccogliere in modo preciso i dati e le informazioni necessarie a descrivere in modo veritiero la realtà, che risulta in tal modo osservabile dal medico anche a distanza”.
Le caratteristiche di una soluzione ideale di telemedicina
Idealmente, una soluzione di telemedicina, come evidenziato nel contesto della “Survey ALTEMS sulle soluzioni di telemedicina implementate dalle aziende sanitarie” del 10 febbraio 2022, deve tenere ben in considerazione molteplici aspetti:
in primis troviamo la sicurezza dei pazienti, con soluzioni per la gestione dei rischi clinici; a seguire viene elencata l’efficacia delle cure, anche solo per la possibilità di migliorare l’aderenza terapeutica, uno dei tanti vantaggi che questa risorsa mette in campo; nell’elenco abbiamo poi anche l’efficienza e l’economicità dell’organizzazione e dei processi di cura, seguita dalla protezione dei dati personali; infine vengono elencati aspetti sociali, come la qualità della vita ed il risparmio per il paziente ed in ultimo le sue aspettative, esigenze e difficoltà.
L’occasione di integrare questa risorsa nei PDTA (Percorsi Diagnostico Terapeutici Assistenziali) nazionali e regionali in continuità con altre risorse si fa nel tempo sempre più evidente, come emerge anche dal DM 77 del 23 maggio 2022, dove si legge che “le prestazioni di telemedicina non sostituiscono completamente le prestazioni assistenziali tradizionali, ma le integrano per migliorarne efficacia, efficienza, appropriatezza e sostenibilità”.
L’esperienza di ALTEMS, intervista a Teresa Petrangolini
Per osservare più da vicino una di queste integrazioni abbiamo intervistato Teresa Petrangolini, attivista di lungo corso già fondatrice della nota ONLUS Cittadinanzattiva, di cui è stata a lungo anche Segretario Generale, e attualmente direttrice del Patient Advocacy Lab di ALTEMS:
“Per comprendere l’importante sforzo che stiamo compiendo per mettere a terra in maniera strutturata ed efficace i benefici della telemedicina dobbiamo allargare per un momento lo sguardo a quello che è uno scenario più ampio: un progetto di telemedicina si deve infatti innestare in una realtà pre-esistente e fare i conti sia con le organizzazioni che con le persone.
Se, ad esempio, i professionisti della salute da coinvolgere in un progetto di telemedicina sono abituati ad una gestione cartacea delle informazioni e il protocollo della nuova risorsa prevede l’annotazione in formato digitale di molte informazioni, con un significativo dispendio di tempo, il rischio che la sua adozione resti molto bassa è significativo. In tal senso, potrebbe essere utile ad esempio incentivare - anche economicamente - una televisita rispetto ad una tradizionale, per aiutare i professionisti della salute ad avvicinarsi a queste risorse e al loro potenziale.
Come Patient Advocacy Lab di ALTEMS, in un progetto che ci vede impegnati in collaborazione con l’Osservatorio sulla Telemedicina Operativa, l’ASL Roma 3, l’Azienda Ospedaliera San Camillo-Forlanini e l’Associazione Italiana per la Sclerosi Multipla (AISM), in cui Roche presta il suo supporto non condizionato, stiamo finalizzando l’analisi del percorso di cura e assistenza dei pazienti affetti da sclerosi multipla per introdurre soluzioni di telemedicina in grado di migliorare l’efficacia clinica, la collaborazione sul territorio e l’esperienza dei pazienti.
Per farlo, siamo partiti dall’analisi dei processi clinico-organizzativi per comprendere quali interazioni con i pazienti affetti da sclerosi multipla potessero venire effettuate mediante esperienze di telemedicina.
In secondo luogo, abbiamo rivolto la nostra attenzione alle interazioni tra i vari attori coinvolti nel processo di cura, cercando anche qui di individuare situazioni in cui l’innesto di esperienze di telemedicina potesse essere di beneficio.
Nella nostra esperienza è emersa la centralità del medico di medicina generale, il cui potenziale può essere rafforzato coinvolgendolo in esperienze di televisita multidisciplinari, in collaborazione con lo specialista di riferimento per i vari follow-up.
Dobbiamo però prestare molta attenzione: proprio per il legame fiduciario che si crea con il MMG è importante dare priorità alla continuità terapeutica e rispettare alcuni principi nella proposta di esperienze di telemedicina.
In tal senso, penso sia molto utile riprendere il “Documento sui criteri condivisibili per l’applicazione di Sistemi di Telemedicina in HIV” presentato dall’Associazione NADIR ONLUS in occasione del 13° Congresso Nazionale Italian Conference on AIDS and Antiviral Research, tenutosi a Riccione tra il 21 ed il 23 ottobre 2021.
In questo importante documento, redatto con la collaborazione di oltre 25 associazioni, la continuità terapeutica è uno dei punti che emerge, insieme ad esempio alla scelta di presentare l’esperienza di telemedicina come strumento complementare alla visita in presenza che può essere scelto solo a partire dalla terza visita di persona (salvo diverso avviso), proprio per rafforzare il legame fiduciario.
Un altro aspetto significativo riguarda anche la scelta degli strumenti tecnologici: oggi tante persone sono pronte a vivere questo tipo di esperienza e lo possono fare con notevole facilità dal proprio smartphone, in autonomia o con l’assistenza dei loro caregiver, mentre tante delle proposte di telemedicina passano attraverso piattaforme che richiedono l’impiego di un computer; qui c’è una barriera che è utile superare.
I pazienti coinvolti in PDTA legati alla Sclerosi Multpla sono spesso persone giovani, abituate agli strumenti tecnologici e nel rapporto con l’Associazione AISM fanno sponda per incentivare i vari MMG, a volte più indietro nell’adottare questa risorsa. Certo, la spinta dal basso non deve tradursi nell’adozione di strumenti frammentati e insicuri (come ad esempio email, SMS, WhatsApp), ma in attesa che si renda disponibile un sistema nazionale, già piattaforme come Skype, Zoom, Teams, Meet, adeguatamente integrate, possono soddisfare numerosi requisiti, restando già note a pazienti, MMG e specialisti.
Presso il San Camillo-Forlanini sono in cura più di 2000 pazienti affetti da Sclerosi Multipla e il progetto che stiamo portando avanti ha anche l’obiettivo di raccogliere patient reported outcomes e altri dati utili per quantificare i benefici dell’esperienza in cui la telemedicina è integrata nel PDTA: il nostro lavoro, iniziato nel 2022, continuerà anche nel 2023 e siamo fiduciosi di poter presto condividere dati e best practice, per allargare i benefici di questa esperienza anche ad altre strutture e, soprattutto, altri pazienti.
Un punto chiave che possiamo già condividere è legato all’importanza della collaborazione di tutti i soggetti, pazienti in primis, direttamente e attraverso le associazioni di pazienti, MMG, specialisti e strutture: nelle pieghe della burocrazia si possono nascondere insidie che possono rallentare, anche significativamente, i vari progetti ed è quindi importante dialogare con le strutture e le istituzioni, sapendo che si possono incontrare persone, come è stato per noi, che hanno la reale volontà di superare gli ostacoli e portare beneficio ai pazienti ma anche a familiari, caregiver e professionisti della salute a loro stretto contatto.
Una sanità che funziona meglio, in cui il digitale avvicina e riduce sprechi - e la telemedicina paradossalmente ne è l’emblema, con consistenti risparmi di tempo, minor traffico, minor inquinamento… - è davvero un interesse di tutti.”
Le prospettive future
La ricca e importante testimonianza di Teresa Petrangolini, che ringraziamo per l’impegno e la disponibilità, ci restituisce significativi spunti di riflessione su una risorsa che, anche grazie alle risorse del PNRR, secondo le previsioni di AGENAS, l’Agenzia Nazionale per i Servizi Sanitari Regionali, nel 2025 arriverà a servire un platea di oltre 200mila pazienti, numero che potrebbe rivelarsi - ed è un augurio - fin conservativo.
Nel correre verso questo risultato è però fondamentale che tecnologia e organizzazione siano sempre ancorati al valore generato per il paziente, i professionisti della salute ed il sistema sanitario, tenendo conto delle preziose esperienze maturate in progetti come quello che sta portando avanti il Patient Advocacy Lab di ALTEMS insieme a tutti gli altri attori coinvolti.
A cura di

Alberto Giacobone
Senior Content Strategist, Axura
Oltre 20 anni di esperienza nello sviluppo e coordinamento di progetti editoriali online con diversi progetti all’attivo in ambito sanitario, docente presso EMBA Ticinensis e altri master.
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