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CONTATTAIl DLBCL è altamente sensibile alla chemioimmunoterapia, ed i tassi di cura sono particolarmente alti quando la patologia viene diagnosticata e trattata ad uno stadio limitato e localizzato.
La strategia di trattamento in prima linea può tuttavia variare in base allo stadio del DLBCL alla diagnosi, all’età del paziente ed alla forma fisica complessiva. Anche altri fattori, come il sottotipo di DLBCL e gli organi colpiti, possono influire sulle decisioni terapeutiche. Inoltre, i pazienti anziani con più di 80 anni e quelli medicalmente fragili, oltre a quelli con determinate condizioni mediche coesistenti e presentazioni (ad esempio malattia SNC concomitante), possono richiedere specifiche modifiche rispetto alla terapia standard.
Circa il 40% dei pazienti con DLBCL, dopo la terapia di prima linea, manifesterà una recidiva o malattia refrattaria.
Per questi pazienti, la terapia standard è la chemioterapia ad alte dosi seguita da trapianto autologo di cellule staminali. Con questa strategia, le cellule tumorali vengono eradicate mediante una dose molto alta di chemioterapia, più alta di quella somministrata normalmente. Questo regime, tuttavia, causa anche una deplezione permanente delle cellule staminali del sangue sane, normali. Pertanto, la chemioterapia ad alte dosi deve essere abbinata al trapianto di cellule staminali per ripristinare le cellule deplete. Nel trapianto autologo, le cellule staminali vengono prelevate dal paziente stesso prima dell’inizio della chemioterapia ad alte dosi.
Prima di ricevere la chemioterapia ad alte dosi e il trapianto autologo di cellule staminali, i pazienti con DLBCL recidivante/ refrattario vengono trattati con regimi chemioterapici di seconda linea con l’obiettivo di ottenere una remissione completa (CR). In questo setting vengono usati diversi agenti chemioterapici e regimi di combinazione, la cui scelta si basa spesso sui profili degli effetti avversi e sull’esperienza clinica.
Nel complesso, gli outcome di chemioterapia ad alte dosi e trapianto autologo di cellule staminali rimangono subottimali. Solo il 50% dei pazienti con malattia recidivante/refrattaria che ricevono trattamento di seconda linea con chemioterapia contenente rituximab seguita da trapianto autologo di cellule staminali sopravvive 3 anni dopo la procedura.
I pazienti non candidabili a chemioterapia ad alte dosi e trapianto autologo di cellule staminali comprendono quelli che non rispondono alle terapie di seconda linea e i pazienti troppo anziani o fragili per tollerare la procedura.
In questo setting i regimi chemioterapici di seconda linea possono controllare la malattia, ma le remissioni sono solitamente temporanee e la sopravvivenza libera da malattia a lungo termine è rara. Il trattamento di questi pazienti è spesso finalizzato a controllare il dolore ed i sintomi di malattia, piuttosto che alla cura. Tuttavia l’avvento di nuove molecole per il trattamento dei pazienti con R/R DLBCL non candidabili a trapianto è destinato a migliorare l’outcome di questi pazienti, alzando l’asticella degli obiettivi del trattamento.
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